sabato 18 aprile 2020

CASO O FORTUNA

È difficile distinguere concettualmente queste due parole, infatti tutt'ora vengono considerate una sinonimo dell'altra.
Etimologicamente le parole derivano da verbi latini differenti ma sostanzialmente molto simili. Fortuna deriva dal verbo ferre (portare) e caso deriva dal verbo cadere (cadere, accadere), entrambi i verbi esprimono movimento e di conseguenza un'azione, una prima differenza possiamo notarla dal fatto che il primo verbo è transitivo ovvero estende l'azione su un complemento oggetto, mentre il secondo verbo è intransitivo ovvero l'azione si esaurisce completamente nel soggetto.

Per capire meglio tale differenza sotto un punto di vista puramente concettuale è allora utile basarsi sulla filosofia ed in particolar modo sul pensiero aristotelico. Infatti Aristotele sosteneva che ci fosse differenza tra fortuna ed il caso. Egli scrisse:







«Essi differiscono perché il caso ha maggiore estensione. In effetti, tutto ciò che proviene dalla fortuna proviene dal caso, ma non tutto questo proviene dalla fortuna. Ché, la fortuna e ciò che proviene dalla fortuna sono propri di tutto ciò che a cui potrebbero appartenere anche l’ottenere prosperità e, in generale, l’agire. Per questo è pur necessario che la fortuna abbia per dominio le cose che sono oggetto d’azione.»
(Aristotele, Fisica)








La fortuna «è causa accidentale», e differisce dal concetto di caso dal momento che essa si riferisce a fatti pratici, mentre il caso si riferisce sia a questi ma anche agli oggetti inanimati e agli essere privi di capacità cognitiva . «È chiaro, dunque, che la fortuna è una causa accidentale nelle cose che avvengono per scelta in vista di un fine».
A tal proposito Aristotele propose un esempio per meglio spiegare il suo pensiero. Egli immaginò una situazione in cui la fortuna palesemente arridesse ad un individuo, e in cui il fine non è il movente dell’azione ma è semplicemente frutto del potere della dea bendata: un creditore si reca al mercato, e vi si reca non con l’intenzione di incontrare il suo debitore, bensì per i fini più diversi. Ma l’incontro col debitore avviene senza nessuna programmazione, sebbene la volontà di riscuotere la somma fosse inconsciamente presente nel creditore. Tale evento è dunque fortuito. «Se, invece, egli ci fosse andato premeditatamente e per quello scopo, sia che frequentasse quel luogo sempre sia che per lo più egli stesse lì a riscuoter danaro, il fatto non sarebbe accaduto fortuitamente».
Quindi, «La fortuna è una causa accidentale nelle cose che avvengono per scelta in vista di un fine» quindi accade ad esseri dotati di volontà, e tuttavia avviene come effetto accidentale, in quanto non previsto dalle loro volizioni.
Nella Fisica Aristotele precisa che «la fortuna e il fortuito sono propri di quelle cose cui si potrebbe attribuire il successo o, comunque, un pratico risultato. Perciò è anche necessario che la fortuna sia limitata ai fatti pratici , sicché quanti non possono agire, non possono neppure far qualcosa di fortuito».


Busto di Aristotele di Lisippo

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CONCLUSIONE BLOG

Arrivati alla fine di questo viaggio all'interno della fortuna non resta che augurarci buona fortuna per l'esame!