Etimologicamente le parole derivano da verbi latini differenti ma sostanzialmente molto simili. Fortuna deriva dal verbo ferre (portare) e caso deriva dal verbo cadere (cadere, accadere), entrambi i verbi esprimono movimento e di conseguenza un'azione, una prima differenza possiamo notarla dal fatto che il primo verbo è transitivo ovvero estende l'azione su un complemento oggetto, mentre il secondo verbo è intransitivo ovvero l'azione si esaurisce completamente nel soggetto.
Per capire meglio tale differenza sotto un punto di vista puramente concettuale è allora utile basarsi sulla filosofia ed in particolar modo sul pensiero aristotelico. Infatti Aristotele sosteneva che ci fosse differenza tra fortuna ed il caso. Egli scrisse:
«Essi differiscono perché il caso ha maggiore estensione. In effetti, tutto ciò che proviene dalla fortuna proviene dal caso, ma non tutto questo proviene dalla fortuna. Ché, la fortuna e ciò che proviene dalla fortuna sono propri di tutto ciò che a cui potrebbero appartenere anche l’ottenere prosperità e, in generale, l’agire. Per questo è pur necessario che la fortuna abbia per dominio le cose che sono oggetto d’azione.»
(Aristotele, Fisica)
La fortuna «è causa accidentale», e differisce dal concetto di caso dal momento che essa si riferisce a fatti pratici, mentre il caso si riferisce sia a questi ma anche agli oggetti inanimati e agli essere privi di capacità cognitiva . «È chiaro, dunque, che la fortuna è una causa accidentale nelle cose che avvengono per scelta in vista di un fine».
A tal proposito Aristotele propose un esempio per meglio spiegare il suo pensiero. Egli immaginò una situazione in cui la fortuna palesemente arridesse ad un individuo, e in cui il fine non è il movente dell’azione ma è semplicemente frutto del potere della dea bendata: un creditore si reca al mercato, e vi si reca non con l’intenzione di incontrare il suo debitore, bensì per i fini più diversi. Ma l’incontro col debitore avviene senza nessuna programmazione, sebbene la volontà di riscuotere la somma fosse inconsciamente presente nel creditore. Tale evento è dunque fortuito. «Se, invece, egli ci fosse andato premeditatamente e per quello scopo, sia che frequentasse quel luogo sempre sia che per lo più egli stesse lì a riscuoter danaro, il fatto non sarebbe accaduto fortuitamente».
Quindi, «La fortuna è una causa accidentale nelle cose che avvengono per scelta in vista di un fine» quindi accade ad esseri dotati di volontà, e tuttavia avviene come effetto accidentale, in quanto non previsto dalle loro volizioni.
Nella Fisica Aristotele precisa che «la fortuna e il fortuito sono propri di quelle cose cui si potrebbe attribuire il successo o, comunque, un pratico risultato. Perciò è anche necessario che la fortuna sia limitata ai fatti pratici , sicché quanti non possono agire, non possono neppure far qualcosa di fortuito».
Quindi, «La fortuna è una causa accidentale nelle cose che avvengono per scelta in vista di un fine» quindi accade ad esseri dotati di volontà, e tuttavia avviene come effetto accidentale, in quanto non previsto dalle loro volizioni.
Nella Fisica Aristotele precisa che «la fortuna e il fortuito sono propri di quelle cose cui si potrebbe attribuire il successo o, comunque, un pratico risultato. Perciò è anche necessario che la fortuna sia limitata ai fatti pratici , sicché quanti non possono agire, non possono neppure far qualcosa di fortuito».
Busto di Aristotele di Lisippo |
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