giovedì 2 aprile 2020

MITOLOGIA: TYCHE E FORTUNA

STEP #04   


Nella mitologia greca non appare la dea Fortuna bensì vi è Tyche, le due divinità possiamo considerarle quasi come due sorelle.
Il mito di Tyche è piuttosto povero di elementi; ne veniamo a conoscenza attraverso testi scritti. In Esiodo (Teogonia), Tyche viene presentata come figlia di Teti e di Oceano: si tratta pertanto di una delle Oceanine. Pindaro (Olimpica) ci offre una versione diversa di tyche ovvero Tyche la Salvatrice. Al tempo di Pindaro Tyche era stata trasformata in una figlia di Zeus e fu chiamata a difendere la città siciliana di Imera, essa vegliava sul destino delle navi, delle battaglie e delle riunioni dei cittadini, si dimostrò un’efficiente protettrice della città.
Pausania invece sosteneva che Tyche non fosse semplicemente una delle Moire, ma la più potente di esse: per questo motivo era venerata con l’appellativo di “potnia” (regina).
Nell’opera omerica, la Moira assumeva un ruolo ancora più importante di quello di Zeus stesso. 
Sono pervenute tracce di un culto in suo onore grazie al ritrovamento di diverse sue statue in alcuni santuari greci; secondo le descrizioni lasciateci da Pausania, a volte la divinità regge il corno di Amaltea, simbolo di abbondanza, mentre in altre occasioni porta in braccio il piccolo Pluto, che rappresenta una garanzia di ricchezza.
Statua di Tyche


A Roma, la dea Fortuna sembrava particolarmente adatta per incarnare la traduzione del nome Tyche: infatti, la si considerava figlia di Giove, proprio come Tyche era stata fatta discendere da Zeus. Inoltre la dea Fortuna portava con sé tutte quelle importanti analogie formali che, nel corso del tempo, avrebbero permesso la nascita di una forma di sincretismo religioso.
Anche Fortuna era legata a una realtà mitica e rituale, che in origine aveva il suo centro a Praeneste (attuale Palestrina), dov’era venerata non soltanto con gli attributi di una dea materna ma anche con quelli di una dea della profezia, funzione questa che rispondeva alla sua naturale vocazione. Il culto che le veniva tributato a Praeneste contemplava tre diverse cerimonie che avevano luogo ad aprile. A Roma nello stesso periodo durante le celebrazioni dei Veneralia, le donne ricordavano anche il culto della Fortuna Virile (ovvero degli uomini).

Statua della Dea Fortuna

Tyche e Fortuna subirono un graduale impoverimento tanto nel mito quanto nel rito, proprio perché i loro stessi nomi le facevano apparire quali divinità legate agli eventi e pertanto manifestavano in questo modo il loro innegabile potere di agire su una realtà che è di per se stessa fugace e precaria. Il pensiero filosofico si è appropriato dei nome di Tyche e di Fortuna e l'ha separato dal suo contesto religioso per farle rappresentare solamente quella dimensione di inevitabilità del destino che gravita intorno all’umanità.

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CONCLUSIONE BLOG

Arrivati alla fine di questo viaggio all'interno della fortuna non resta che augurarci buona fortuna per l'esame!