sabato 2 maggio 2020

LA FORTUNA NEL PENSIERO FILOSOFICO MEDIOEVALE E MODERNO

STEP  #12

Il concetto di fortuna e prima ancora il latinismo fortunam (sorte), sono da sempre stati termine molto importanti dal punto di vista filosofico, infatti essi prendono parte a pensieri differenti nel corso delle diverse epoche.
 

FILOSOFIA MEDIOEVALE:

ARISTOTELE:


«noi osserviamo che nel cielo nulla avviene a caso, mentre nelle cose che ... non avvengono fortuitamente, molte ne capitano accidentalmente per fortuna: eppure, evidentemente, si sarebbe dovuto riscontrare appunto il contrario» 
Fisica, II.

«nessun essere privo di anima, nessuna bestia, nessun fanciullino fa nulla per fortuna, perché non ha la facoltà della scelta; e per costoro non c’è né prosperità (eutychía) né sfortuna (atychía), a meno che non si voglia parlare per similitudine, come diceva Protarco: che son fortunate le pietre da cui si cavano gli altari, perché sono venerate, mentre le loro consorelle vengono calpestate!»
Fisica, II.

«alcune cose avvengono sempre allo stesso modo [secondo necessità] e altre per lo più [secondo uniformità], è chiaro che di nessuno di questi due gruppi di cose, ossia né di ciò che avviene per necessità e sempre, né di ciò che avviene per lo più, si può affermare che siano causa la fortuna o il fortuito. Ma poiché, oltre a questi, si verificano anche altri accadimenti e tutti dicono che essi sono fortuiti, è ovvio che la fortuna e il caso sono pur qualche cosa: difatti, noi sappiamo che le cose di tal genere sono per fortuna, e che tali cose fortuite sono appunto di tal genere»
Fisica.

«Poiché molte cose avvengono per caso e differiscono per grandezza e piccolezza, i piccoli avvenimenti, sia quelli felici sia quelli disgraziati, è chiaro che non hanno gran peso per la vita, mentre quelli grandi e numerosi, se sono favorevoli, renderanno la vita più felice (giacché per loro natura ne costituiscono un ornamento, ed il fruirne è cosa bella e di valore); se invece sono avversi angustiano e distruggono la beatitudine, giacché portano con sé sofferenze ed ostacolano molte attività. Tuttavia anche in questi riluce la nobiltà, quando si sopportino di buon animo molte e grandi disgrazie, non già per insensibilità, ma perché si è generosi e magnanimi. »
Etica Nicomachea.


EPICURO:



«Questo genere d'uomo sa anche che è vana opinione credere il fato padrone di tutto, come fanno alcuni, perché le cose accadono o per necessità, o per arbitrio della fortuna, o per arbitrio nostro. La necessità è irresponsabile, la fortuna instabile, invece il nostro arbitrio è libero, per questo può meritarsi biasimo o lode. Piuttosto che essere schiavi del destino dei fisici, era meglio allora credere ai racconti degli dei, che almeno offrono la speranza di placarli con le preghiere, invece dell'atroce, inflessibile necessità. La fortuna per il saggio non è una divinità come per la massa ‐ la divinità non fa nulla a caso ‐ e neppure qualcosa priva di consistenza. Non crede che essa dia agli uomini alcun bene o male determinante per la vita felice, ma sa che può offrire l'avvio a grandi beni o mali. Però è meglio essere senza fortuna ma saggi che fortunati e stolti, e nella pratica è preferibile che un bel progetto non vada in porto piuttosto che abbia successo un progetto dissennato. Medita giorno e notte tutte queste cose e altre congeneri, con te stesso e con chi ti è simile, e mai sarai preda dell'ansia. Vivrai invece come un dio fra gli uomini. Non sembra più nemmeno mortale l'uomo che vive fra beni immortali. »
Epicuro, Lettera a Meneceo.



FILOSOFIA MODERNA:

FREUD:


«Due sono le differenze fra me e il superstizioso: in primo luogo egli proietta all’esterno una motivazione che io cerco nell’intimo; in secondo luogo egli interpreta il caso per mezzo di un accadimento e io invece lo faccio risalire ad un pensiero. Ma quel che per lui è occulto corrisponde a ciò che per me è inconscio.»
Psicopatologia della vita quotidiana.

SPINOZA:



«Fra i tanti vantaggi offerti dalla natura i ricercatori hanno dovuto trovare non poche cose svantaggiose, quali tempeste, terremoti, malattie eccetera: e hanno stabilito che questo si verifica perché gli Dei sono irati a causa di offese recate loro dagli umani o di scorrettezze commesse nel culto; e sebbene l’esperienza quotidiana affermi a gran voce e mostri con infiniti esempi che fortune e sfortune toccano nella stessa maniera e indistintamente ai pii e agli empi, quei ricercatori non hanno dimesso il pregiudizio ormai inveterato, giudicando che porre quella incomprensibile uniformità fra le altre cose ignote, delle quali non si conosce il perché, e conservare così la loro presente e innata condizione di ignoranza, sia più facile che demolire tutte quelle loro costruzioni e concepirne un’altra, nuova: e su una tale base hanno decretato, come cosa certa, che le risoluzioni degli Dei superano di gran lunga il comprendonio umano
Etica

«Questa dottrina c’insegna come dobbiamo comportarci riguardo alle cose fortuite ossia estranee al nostro potere, cioè riguardo alle cose che non dipendono dalla nostra natura e dalle sue facoltà: appunto, aspettare e vivere senza alcun patema d’animo le manifestazioni della "fortuna" e della "sfortuna": cosa del tutto ragionevole, poiché tutti gli eventi procedono dall’eterna determinazione di Dio con la stessa necessità con cui dalla natura del triangolo procede che la somma dei suoi tre angoli interni equivalga a due angoli retti.»
Etica


Inoltre nel pensiero moderno sono importanti anche le teorie di Leibniz e Bossuet i quali sostengono che se l'uomo crede che ci siano avvenimenti che si producono per caso questo è dovuto alla contingenza della ragione umana incapace di elevarsi alla necessità del sapere divino che ha tutto organizzato ab aeterno in un'armonia prestabilita del cosmo e della storia.



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CONCLUSIONE BLOG

Arrivati alla fine di questo viaggio all'interno della fortuna non resta che augurarci buona fortuna per l'esame!