giovedì 14 maggio 2020

SUPERSTIZIONE E SCIENZA

Interessante è analizzare la correlazione che intercorre tra superstizione e scienza.
Questi concetti hanno interessato milioni di psicologi e scienziati e li hanno portati a voler comprendere la relazione tra superstizione ed il cervello umano. Di seguito sono riportati alcuni esperimenti e alcune scoperte importanti.

B. F. Skinner era uno psicologo americano egli scoprì una fondamentale forma di apprendimento: il condizionamento operante. Questo processo implica che un animale riesce a rendersi conto che una sua particolare azione viene seguita da un evento. Se questo evento è per l'animale gratificante esso tenderà a ripeterlo. Skinner progettò delle gabbie, oggi conosciute come gabbie di Skinner, con una leva la quale, una volta premuta faceva scattare un dispensatore di cibo. Essendo il cibo una ricompensa ben gradita, gli animali imparavano velocemente il trucco.

Altro esperimento realizzato dallo stesso psicologo fu il seguente. Mise un piccione all'interno di una delle sue gabbie. Questa volta però il dispensatore non era più collegato alla leva ma solo ad un meccanismo a tempo. Il cibo veniva quindi somministrato a intervalli prestabiliti indipendentemente da quello che faceva il piccione. Di conseguenza, l'uccello avrebbe potuto restare tranquillo ed aspettare l'arrivo del cibo. Così come si aspettava l'uccello cominciò a ripetere il comportamento che, in modo del tutto casuale, stava facendo prima che arrivasse il cibo. Sottoponendo diversi piccioni allo stesso esperimento, ottenne lo stesso risultato. Questo comportamento non era evidentemente la vera causa dell'evento voluto e infatti non era efficace nella maggioranza delle occasioni. Tuttavia l'animale insisteva nel ripeterlo. Si trattava di un comportamento superstizioso a tutti gli effetti.


Successivamente, due ricercatori dell'Università dell'Oklahoma, hanno studiato a questo proposito dei mammiferi come noi: i ratti. Anche in questo caso gli animali furono messi in una gabbia con un dispensatore di cibo a tempo ma questa volta i ricercatori osservarono che nella maggioranza dei ratti non emersero comportamenti apparentemente legati alla somministrazione di cibo. Questo esperimento indicava di conseguenza che i ratti non si autoingannavano, imparando una falsa associazione tra un loro comportamento e l'arrivo del cibo. I ricercatori, stimolati da questo risultato, si chiesero che cosa potesse avere di particolare il cervello di un mammifero tale da rendere i ratti immuni dalle superstizioni. La loro attenzione cadde su un'area cerebrale particolare che viene chiamata "ippocampo". Secondo molte ricerche, questa struttura risulta coinvolta nei processi di apprendimento e memoria e potrebbe essere determinante nel cogliere le vere relazioni di causa-effetto. Per verificare questa ipotesi, i due ricercatori decisero di sottoporre al test fatto da Skinner sui piccioni, dei ratti in cui l'ippocampo era stato inattivato attraverso degli elettrodi. Tutti gli animali così trattati iniziarono a ripetere dei comportamenti che erano associati solo temporalmente alla somministrazione del cibo. 

Si arrivò alla conclusione che l'evoluzione avesse fornito il cervello dei mammiferi di una sorta di protezione dalla superstizione.

Nessun commento:

Posta un commento

CONCLUSIONE BLOG

Arrivati alla fine di questo viaggio all'interno della fortuna non resta che augurarci buona fortuna per l'esame!